Il primo viaggio a Edimburgo

Nato da un’idea proposta quasi a caso, il mio primo viaggio in Scozia si è rivelato illuminante.

Siamo nel 2015, serata tra amici a casa di colui che butta lì l’idea: “ragazzi, ma se ci facessimo qualche giorno da qualche parte? Cosa ne dite di Edimburgo?”
[ Maledetto Jader! 😂 ]
Io e Mirko, il mio compagno, che da sempre siamo affascinati dal Nord Europa e che qualche anno prima saremmo dovuti andare in Irlanda, ci guardiamo e… “mhmmm interessante!” e tutti assieme iniziamo a fantasticare su quando, come e perché.
Poi la serata finisce e il discorso rimane in sospeso…

Passano un paio di settimane ed io, che non avevo affatto smesso di pensarci, mi ritrovo con qualche pagina di block-notes piena di info: alloggi papabili, ristoranti e pub allettanti, punti di interesse in giro per la città, prezzi del volo, ecc…
Mi son detta “beh, vuoi non dirlo agli altri?!” e passo parola: c’è chi dice “no”, chi dice “boh” e chi un sonoro “sì”.
Ebbene, si decide: 7 compagni, 4 giorni, 1 destinazione.

8 maggio 2015
Ritrovo a casa del suddetto “maledetto”, siamo tre coppie di amici: Ross e Jader, Melly e Teddy, io e Mirko con nostra figlia Diana.
Direzione aeroporto Marconi di Bologna, volo RyanAir per Edimburgo…. Si parte!

Atterriamo verso le 13… e i miei piedi toccano per la prima volta quello che da ora in avanti sarà per me “il sacro suolo”. È una grande emozione, anche per la mia piccolina (età nel 2015 6 anni) che ha appena viaggiato per la primissima volta in aereo. Siamo ancora dentro l’aeroporto e già abbiamo gli occhi pieni di meraviglia e curiosità!

Bene! Il tempo di uno spuntino in aeroporto e poi di corsa a prendere il bus (100) che ci porterà in centro e per l’esattezza in Princes Street, da cui raggiungeremo a piedi il nostro B&B, nel vicino e carinissimo quartiere Stockbridge: St. Bernard’s House.

Stockbridge è proprio un bel quartiere, ricco di architettura georgiana e vittoriana, costellata di splendenti aree verdi. Naturalmente anche la via in cui si trova il B&B, St. Bernard’s Crescent, ci accoglie con un verdissimo giardino [circondato da due schiere di abitazioni davvero incantevoli!] sul quale affaccia la porta del n.22, la “nostra” porta per i prossimi 3 giorni.

Il B&B all’interno è molto carino: il corridoio termina ai piedi di un’elegante scala che porta alle camere, al piano superiore; i proprietari, davvero gentili, ci accolgono all’ingresso, accanto alla reception/sala colazioni. La posizione a circa 15 minuti a piedi dal centro è una scusa in più per visitare, ancor meglio e con la calma di una passeggiata, Edimburgo: prendendo ogni volta una direzione differente, abbiamo trovato scorci ed edifici davvero belli ai nostri occhi.

Il quartiere è tranquillo e abbiamo dormito serenamente; la camera è accogliente nonostante il bagno sia davvero piccolino, ma nulla di irreparabile; la colazione ce la ricordiamo ancora con la sua scelta di dolce e salato; i proprietari sempre reperibili sono stati preziosissimi, sia per le informazioni e le dritte che ci hanno dato, sia per la premura di prenotare per noi il taxi per la ripartenza: avendo l’aereo alle 6, e dovendo essere in aeroporto un paio di ore prima, ci hanno fatto trovare il taxi pronto ai blocchi di partenza alle 4! Insomma, ci siamo trovati bene!

Ma torniamo alle “cose serie” 😁

Siamo arrivati al B&B, ci sistemiamo nelle nostre camere dandoci appuntamento di sotto nel giro di un’oretta per la prima passeggiata verso l’agognata Old Town!

Ci dirigiamo verso la nostra meta imboccando e percorrendo Dean Park Crescent, giriamo a sinistra in Queensferry Road dove ci fermiamo per una foto di rito… la cassetta postale rossa!! 😁
Proseguiamo e ci ritroviamo su di un bel ponte, il Dean Bridge che ci sorprende, al lato opposto, con una costruzione da sogno: Kirkbrae House.

Continuiamo ancora dritto, verso il centro, su Lynedoch Place finché qualcosa alla nostra destra ci distrae: in fondo alla via che ci ritroviamo a fianco, Melville Street, c’è una maestosa e meravigliosa chiesa! Non possiamo non avvicinarci: l’architettura gotica strega tutti noi da sempre! Così attraversiamo questo bel rettilineo e ci ritroviamo ai piedi della cattedrale St. Mary… wow!

Fatti gli occhi, riprendiamo il nostro giro improvvisato e, “gira di qua” e “gira di là”, ci ritroviamo nella famosissima Grassmarket. Deliziosa piazzetta con una schiera fantastica di locali dalle entrate colorate, piena di storia e di bellezza.


Proseguiamo e ci si apre alla vista l’altrettanto famosa e stra-fotografata Victoria Street. Questa strada curva e in salita, è l’apoteosi del colore: costellata ai due lati di negozi e locali dai mille colori differenti, incastonati in due schiere di palazzi attaccati gli uni agli altri… sembra proprio [lo dico o non lo dico?!] Diagon Alley! 😁

I negozi a tema Harry Potter sono stati puntati, dal radar di Diana, alla velocità della luce… non serve dire quale bagliore accende i suoi occhi! Nonostante i suoi 6 anni, si è appassionata tantissimo al famoso mago e al mondo della magia creato dalla scrittrice J.K. Rowling, e nell’approfondire la storia con mia figlia mi sono appassionata molto anche io. Quindi eravamo DUE bimbe felici!!!

Un po’ meno contento delle continue soste a occhi sgranati, è Mirko. Ma i nostri amici gli tengono compagnia e lo distraggono parlando di whisky e kilt. 😁

Ebbene, saliti in cima a Victoria Street ci dirigiamo verso il cuore della Old Town. A pochi passi ecco che incrociamo il Royal Mile, il miglio reale, che collega i due castelli della città: Edinburgh Castle e Palace of Holyroodhouse [la residenza ufficiale in Scozia della Regina, la quale passa qui qualche settimana in estate].

Non ci tiriamo indietro e ci facciamo una bella “vasca”, come si dice a Bologna: un bel avanti e indietro per tutta la via. Prima verso il castello di Edimburgo, che è a pochissimi minuti a piedi da dove siamo arrivati, e poi verso il palazzo di Holyrood.

Viaggiamo costantemente con gli occhi a cuoricino e con la macchina fotografica in mano, pronti a immortalare la qualsiasi! Arriviamo nel piazzale del castello [the Esplanade] e ne ammiriamo l’austera bellezza. Sapendo di visitarlo accuratamente nei prossimi giorni, ci dedichiamo al panorama e al resto degli edifici attorno a noi. Sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo, l’aria medievale si respira in ogni angolo: nonostante i negozi moderni e i colori accesi, i palazzi antichi e le loro pietre annerite dal tempo sono ciò che colpisce di più.

E noi, tutti amanti del periodo medievale [per la storia, l’architettura e l’atmosfera misteriosa], non siamo solo colpiti… siamo positivamente frastornati!

Cambiamo direzione per percorrere il resto del Royal Mile e, cammina cammina, ecco che sulla destra appare in tutta la sua magnificenza la Cattedrale di St. Giles.
Qui restiamo ancora una volta senza parole, le foto si sprecano e una in particolare resterà nella storia: seduta sul basamento della statua che c’è nella piazzetta della cattedrale [statua del Duca di Buccleuch], c’è mia figlia sorridente e con i capelli mossi dal vento. “Diana ferma lì che ti faccio una bella foto!”

Entriamo in St. Giles e, se possibile, i nostri occhi si spalancano ancora di più: la maestosità esterna si riflette all’interno ed è davvero una meraviglia gotica da togliere il fiato! Colonne e volte a crociera si ripetono in un’armonica geometria, il vecchio pulpito è una chicca, le innumerevoli vetrate colorate sono spettacolari e poi la Cappella del Cardo con il suo intreccio di fiori… soccia* che bella!!! [*tipica espressione dialettale bolognese 😅]

Scrutando ogni angolino e alcuni closes del Royal Mile, perdiamo un po’ la cognizione del tempo e si è fatta ora di cena. Interrompiamo la “vasca” verso Holyrood Palace e ci fermiamo poco più avanti approfittando del Burgers and Beers Grillhouse: paninoni con hamburger e fish&chips, birre buonissime [Diana una coca-cola eh!!]… una goduria!

La stanchezza del viaggio e delle emozioni inizia a farsi sentire per alcuni di noi, soprattutto la mia piccola Diana, e così il gruppo si divide: noi tre ci incamminiamo verso il B&B, mentre gli altri proseguono fino alla fine del Royal Mile.

Buonanotte!

9 maggio 2015
Oggi giornatona! Abbiamo prenotato ben 2 tour [con la guida italiana] con Scozia Tour e, dopo una buona colazione, ci fiondiamo al primo appuntamento sul Royal Mile, altezza Old Fishmarket Close dove ci aspetta Valentina [la nostra guida]. Oggi siamo divisi: Melly e Teddy esplorano la città e i musei, mentre noialtri siamo qui pronti per il primo tour… che è diventato un tour privato con un itinerario un po’ modificato. Partendo dal tour “Rosslyn & Lowlands” avevamo chiesto [in fase di prenotazione] se si sarebbe potuta aggiungere una tappa a Melrose per vedere l’abbazia. Modificando, naturalmente, l’itinerario del tour originale, ci hanno accontentati!

Partenza ore 8 e via con la prima tappa: Rosslyn Chapel.

Il viaggio è stato comodo e Valentina non ci ha fatti di certo annoiare, anzi con le sue parole ci ha fatto dimenticare di essere in auto: aneddoti storici, personaggi, panorami e curiosità raccontate con passione, simpatia e professionalità!

Arriviamo a destinazione e Rosslyn Chapel ci lascia stupiti. L’edificio è l’apoteosi dell’architettura gotica medievale, con le sue splendide bifore e il rosone che arricchisce la facciata.
Le giriamo intorno per ammirarla da ogni angolo, sempre accompagnati da Valentina che ci illumina con la storia del luogo, e poi entriamo. Con tutto quello che c’è da vedere, gli occhi vagano da tutte le parti: dettagliate decorazioni ricoprono soffitti, pareti e colonne. Di queste ultime, due in particolare catturano lo sguardo e sono la “colonna del maestro” e la colonna “dell’apprendista”.
All’interno è vietato fare fotografie e quello che stiamo vedendo cerchiamo di imprimerlo nella memoria, ma c’è tanto da ammirare e tanto da ascoltare [Valentina ci ha consigliato l’audioguida fornita dal personale presente alla cappella, che poco gradisce la presenza di guide di altre agenzie… così ci attende fuori] e servirà una sezione dedicata!

Simbolismi dai significati nascosti e verità occulta, sacro e profano, miti e leggende sono ciò che si respira all’interno della cappella. Un po’ di pelle d’oca ce l’abbiamo!!😅

Qualche foto ancora all’esterno e poi ci rimettiamo in marcia, verso la seconda tappa: Melrose Abbey.

Ancora i bellissimi panorami delle Lowlands ci accompagnano e noi li ammiriamo dai finestrini… prati verdissimi con simpatici “puntini” bianchi che brucano e si riposano: le mitiche pecorelle dal musetto nero, le “black faces”.

Eccoci arrivati. Lasciamo l’auto, e di nuovo Valentina, e arriviamo alla biglietteria. Col mio super-inglese [grazie Rudy per l’affiancamento!😁] prendo i biglietti per noi tre. La gentilissima signora, che nota subito la piccola Diana, mi allunga anche un simpatico gioco per lei: una tavoletta portablocco con un foglio da compilare e crocettare in base all’itinerario di esplorazione dell’abbazia. Nonostante sia, ovviamente, in inglese [e nonostante siamo noi, a turno, a tradurle cosa c’è scritto], Diana si è divertita come una matta, in giro con la sua tavoletta e la sua penna… una maestrina!

Anche qui, come nostro solito, siamo a bocca aperta ed io devo ammettere che l’abbazia di Melrose, pur essendo in rovina, mi entra dentro: se a Rosslyn mi è venuta la pelle d’oca per l’atmosfera esoterica, qui è l’imponenza a far drizzare i capelli. Camminare tra quelle alte rovine di arenaria rossa, gli archi immensi e gli altissimi soffitti a volta… ti fa sentire così piccolo, e allo stesso tempo avvolto dalla bellezza architettonica e partecipe della sua storia. Prima di entrare, Valentina ci ha dato qualche dritta, indirizzandoci verso particolari interessanti come “il cuore di Robert the Bruce”: questa piccola lapide, questo scrigno rotondo e decorato con cuore e iscrizione sul drappo [“a noble hart may have nane ease gif freedom failye” che dovrebbe essere tradotto come “un cuore nobile potrebbe non avere riposo se la libertà viene a mancare”], si dice contenga il cuore imbalsamato di Re Robert Bruce.

Continuiamo il nostro giro col naso all’insù, imbocchiamo una scaletta a chiocciola per godere anche della vista dall’alto sia delle rovine sia dell’antico cimitero adiacente.

Non l’ho ancora detto, ma ho un debole per i vecchi cimiteri… con le lapidi storte e a volte illeggibili da quanto il tempo le abbia consumate. La cosa che mi piace di più, oltre a passeggiare tra di esse, è soffermarmi a leggere nomi e date, e fantasticare su chi siano state quelle persone e alla vita che possono aver vissuto.

Ma ahimè il tempo vola ed è tempo di concludere il giro e prendersi una meritata pausa per il pranzo. Valentina ci consiglia un pub-ristorante nelle immediate vicinanze, così da approfittare anche per una fugace sbirciatina al paesino di Melrose, mentre lei ci avrebbe aspettati alla macchina…. cosa?! Eh no cara Valentina, sei al cospetto di 5 bolognesi simpatici e chiacchieroni che fino ad ora ti hanno ascoltata in ammirato silenzio… adesso tocca a te! Vieni con noi!

E così, convinta Valentina [non che abbia molta scelta!], ci addentriamo al “Ship Inn” dove ci scappa un buonissimo fish&chips! Impariamo anche una cosa nuova: è usuale consumare l’acqua del rubinetto al posto di quella in bottiglia, e quindi anche noi chiediamo “tap water please” 😄

Bene: mangiare abbiamo mangiato, bere abbiamo bevuto… ripartiamo e terza tappa sia: il castello di Stirling!

I paesaggi degli Scottish Borders ci accompagnano ancora e li guardiamo scivolare dai finestrini, mentre Valentina ci delizia con qualche anticipazione sul castello. Eccoci arrivati!

All’entrata del castello ci accoglie Lui, Robert the Bruce e là, in lontananza ecco ergersi in tutto il suo splendore il monumento a William Wallace.

Entriamo ad esplorare il castello e, sia all’esterno sia all’interno, scattiamo a più non posso… strano! 😁
Valentina ci fa notare che la parte superiore merlata dei due torrioni, come quella sopra l’arco di ingresso, sono stare ricostruite nel XVIII secolo in seguito ad uno degli ultimi assedi. Le parti più antiche invece risalgono al XII secolo… wow!

Ci stupisce l’imponenza dell’intero castello, suddiviso in vari edifici, e dei ripidi strapiombi che lo circondano: come il castello di Edimburgo, anche questo è costruito sopra un colle [un vulcano inattivo, in realtà]

All’interno, sorprendono la Queen’s Inner Hall per ricchezza e fastosità delle decorazioni e la Great Hall con il suo altissimo soffitto, che riproduce la struttura di una nave, e i suoi innumerevoli camini.

Questa volta, fortunatamente, la nostra guida ci accompagna e ci aiuta nella traduzione dello stretto scozzese: c’è un simpatico signore, vestito di tutto punto in stile medievale e con una bella barba bianca, che fa a sua volta da guida per le stanze del castello. Ci aggreghiamo al gruppetto e ascoltiamo estasiati ma con grande fatica: “riuscite a capire un po’ cosa dice?” e al nostro “mhmm insomma…” la grande Vale ci riassume velocemente l’aneddoto raccontato dal mitico personaggio.

Non può mancare uno spazio dedicato ai bambini: una sala tutta per loro, con un baule pieno di vestiti e un grande specchio, dove trasformarsi in principi e principesse!

Non svelo troppo perché secondo me merita davvero una visita!

Che dire, è tempo di rimettersi in marcia verso Edimburgo perché abbiamo anche il secondo tour da fare, eh!!!
Ci godiamo i paesaggi ancora una volta, rilassandoci sui sedili e ripensando a tutto il bello visto oggi… 😍

Eccoci di nuovo sul Royal Mile, a salutare e ringraziare Valentina per la bellissima giornata. Restiamo qui, ci riuniamo con Melly e Teddy, e ci allunghiamo in un posticino che ci ispira: il Maxies, in Johnston Terrace.

Jader, coraggioso, assaggia il piatto scozzese per eccellenza: l’haggis! Noialtri, meno temerari, ci lasciamo tentare da pane all’aglio [semplice ma gustoso, il garlic bread ormai lo faccio anche a casa!), pollo, salmone e le immancabili chips. Tutto molto buono!

Torniamo al solito punto d’incontro con la guida di Scozia Tour per… rullo di tamburi… il “Tour dei Fantasmi” che si svolge rigorosamente dopo il tramonto!

La nostra guida ci dà il benvenuto nella Edimburgo oscura, anticipandoci che saremo “toccati” da misteri, fantasmi e dall’eco di eventi sanguinosi… senza accorgercene, ci siamo già fatti trasportare in uno dei close: “alcuni di questi vicoli – come quello in cui siamo ora – servivano sì come passaggio per muoversi attraverso la città, ma erano anche fognature a cielo aperto: gli abitanti dei palazzi sovrastanti gettavano dalle finestre le deiezioni quotidiane e le acque sporche al grido di “GARDYLOO” – dal francese “garde à l’eau” (attenzione all’acqua!). Naturalmente questo era sinonimo di malattie, potete immaginare quante morti ci sono state”.

Cammina cammina, arriviamo a fianco dello strepitoso Balmoral Hotel e qui Fabio, la nostra guida, si ferma… ci guarda con aria sorniona come per dire “ehhhhh? lo sentite?” e poi… poi non dice nulla! Si gira e prosegue a camminare! Noi restiamo “così”, non sappiamo se ridere o preoccuparci, se seguirlo o scappare a gambe levate 😂. Ma proseguiamo in silenzio, lanciandoci occhiate esaustive: “se fa qualcosa di strano lo accerchiamo e vinciamo noi!” 😁

Finalmente scopriamo il perché di quel comportamento… sembra che un fantasma aleggi nell’hotel… ma non riusciamo ad estorcere altri particolari… Fabio ci tiene sulle spine e resta il mistero!

Poi è la volta di dirigersi verso Calton Hill, perché? Beh naturalmente è ora di visitare un cimitero!

Eccoci al Old Calton Burial Ground, dove Fabio ci fa passeggiare tra le lapidi fino a che ci fermiamo davanti a quella di tale David Allan, pittore del XVIII secolo. Bella eh, ma non è tanto l’epigrafe da guardare, quanto il retro della lapide: una leggenda popolare dice che l’ultimo ritratto eseguito dal pittore sia stato fatto dopo la morte e che tale ritratto sia apparso sul retro della sua lapide: un visto urlante, deformato dal dolore o dalla paura.

Sarà suggestione ma…. brrrrr 🥶

Procediamo e saliamo a Calton Hill per una visione delle luci della città…
che meraviglia! 🤩

Chiudendo così in bellezza, iniziamo la discesa e ci dirigiamo di nuovo verso il Royal Mile, dove salutiamo il nostro amico.
Data l’ora pensiamo bene di tornare al B&B a riposarci per bene in vista dell’ultimo giorno a nostra disposizione in questa magica città.

10 maggio 2015
Altro giorno, altro tour! Sempre con Scozia Tour, abbiamo prenotato la “Passeggiata Storica di Edimburgo”. Lavati e vestiti, colazione al volo e via verso il solito posto per l’appuntamento con la guida! Non vediamo l’ora di avere nuove info, curiosità e conoscenze sulla città che ci ha ammaliato tutti.

Questa volta la nostra guida si chiama Martina e ci illustra subito qualche statua del Royal Mile, prima fra tutte quella del filosofo David Hume e del suo alluce: come mai è l’unica parte della statua ad essere ancora del colore bronzo originale, mentre tutto il resto è ossidato? Facile… toccare il ditone porta fortuna!

Gesto che si ripete – anche se per un motivo differente – per la statua di Bobby, un simpatico cagnolino di razza Terrier divenuto importante simbolo della città.
Ed è proprio lì che ci dirigiamo, ad ammirare la sua statua e ad ascoltare la sua emozionante storia.

Bobby era il cagnolino di John Gray, guardia notturna della polizia della città. Vissero insieme felicemente ma per soli due anni, perché purtroppo John morì di tubercolosi. Venne sepolto nel cimitero di Greyfriars e Bobby vegliò sulla tomba del suo padrone per ben 14 anni.
Quando il fedele Bobby morì, non solo ebbe l’onore di una statua ma la cittadinanza e alcuni nomi illustri dell’epoca fecero l’impossibile: naturalmente ai cani non era concessa la sepoltura, anzi, per i randagi era previsto addirittura l’abbattimento, così Bobby venne nominato “cittadino di Edimburgo” dandogli il cognome Greyfriars. In questo modo, come fosse una persona, si guadagnò la sepoltura [seppur non in terra consacrata] nelle immediate vicinanze del suo padrone.

Si dice che la notte le loro anime si ritrovino e giochino insieme. Per questo, sulla tomba di Bobby vengono lasciati rametti e giochini.

Non è una storia meravigliosa?

Ma facciamo un passo indietro: perché toccare la statua di Bobby?
Beh pare che toccare il nasino di Bobby [anche qui, l’unica parte della statua a non essersi scurita] esaudisca il desiderio di tornare a Edimburgo! Toccate gente, toccate!! 😍

La visita prosegue proprio all’interno del Greyfriars Kirkyard e qui, signore e signori, non si spalancano solo gli occhi, ma anche il cuore!

Ho accennato prima al mio grande interesse [oserei dire passione] per i cimiteri antichi, e qui c’è tanto da ammirare.
Meravigliosi “giardini di pietra” li chiamo io.

Lapidi interrate sbilenche, consunte e ricoperte di muschio, tombe monumentali dal fascino un po’ macabro e una sezione un po’ particolare del cimitero catturano l’attenzione. Proprio quest’ultima parte ottiene la mia di attenzione e sono tutta orecchi quando Martina ci spiega cos’è: la prigione dei Covenanters.

Chi erano i Covenanters? Mi lancio in un piccolo sunto storico…

Quando il re Carlo I decise di introdurre la fede anglicana anche in Scozia, la notizia non fu accolta per niente bene dai cittadini scozzesi. Così, riunitisi proprio nella chiesa di Greyfriars, gli attivisti religiosi presbiteriani firmarono il National Covenant [il patto nazionale della Scozia] da cui presero il nome “Covenanters”.

Per farla breve, molti di loro furono catturati, torturati e condannati alla prigionia proprio all’interno del cimitero, la “Covenanter’s Prison” appunto. Alcuni di loro vennero poi deportati come schiavi in America, ma morirono in seguito ad un naufragio; altri furono impiccati a Grassmarket, altri morti sotto le torture… insomma nessuno sopravvisse.

Un luogo così pregno di sofferenza e violenza non poteva non diventare uno dei luoghi più infestati del pianeta! Martina ci dice che, da fine anni ‘90, questa parte del cimitero è inaccessibile ai visitatori proprio perché alcuni di essi sono stati vittime delle attività paranormali: una volta attraversate le prigioni, pare uscissero pieni di lividi e graffi. 😱

Ma Greyfriars Kirkyard non è solo fantasmi e poltergeist.

Qui, a passeggiare nella tranquillità assoluta, c’è stata anche lei: J.K. Rowling. Proprio qui, in effetti, pare aver preso ispirazione per qualche nome noto del suo mondo magico…
Passeggiando tra le lapidi, si possono trovare i nomi di Thomas Riddell, William McGonagall, Elizabeth Moodie, Margaret Louisa Scrymgeour… dicono qualcosina?
In ultimo, non si può non citare la George Heriot School [i cui cancelli laterali danno proprio sul cimitero] che sembra essere stata d’ispirazione per la suddivisione in 4 casate di Hogwarts [nella scuola di magia sono Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde, mentre alla George Herriot’s School sono Greyfriars, Lauriston, Reaburn e Castle]

Ma il giro non è finito e, usciti dal cimitero, ci dirigiamo a Grassmarket.

Martina ci racconta delle varie funzioni di questa piazzetta: dal mercato del bestiame a luogo di pubbliche condanne a morte per impiccagione, oggi Grassmarket è una ben più tranquilla piazzetta dominata dall’alto dal castello. Animata, perché piena di locali frequentatissimi.

Alcuni di questi locali, come il “Maggie Dickson’s Pub” e il “The Last Drop”, sono famosi per strani e macabri avvenimenti.

Il pub “Maggie Dickson” porta il nome di questa donna [nota come Half Hangit Maggie Dickson] che, a seconda delle versioni della storia, era una pescivendola o una domestica, che fu condannata a morte per il presunto omicidio del figlio. Dopo l’impiccagione, avvenuta a Grassmarket, il corpo della donna fu trasportato in una bara fino a Musselburgh. Lungo la strada però il conducente del carro sentì dei rumori provenire dalla bara: Maggie era viva! Il fatto fu considerato un segno divino, Maggie fu lasciata libera e visse per altri 25 anni.

Il pub “The Last Drop” richiama sempre al periodo delle impiccagioni tant’è che la stessa insegna mostra proprio il cappio. Pare che “last drop” [letteralmente “ultima goccia”] sia riferito all’ultimo bicchiere concesso ai condannati a morte. Un’altra interpretazione vedrebbe la parola “drop” come “caduta” e quindi il pub avrebbe preso questo nome come commemorazione dell’ultima impiccagione a Grassmarket.

Ebbene, dopo questa botta di allegria ci meritiamo una pausa merenda e così entriamo al Biddy Mulligans. Chi un cappuccino, chi un succo di frutta e chi un hot toddy: una profumata bevanda calda a base di whisky, acqua e miele… chi mai l’avrà ordinata? Mirko e Jader naturalmente!

Recuperiamo Martina e continuiamo a girare per la Old Town, ammirando la profonda conoscenza della nostra guida, fino a ritrovarci sulla spianata del castello.
Qui, dopo ulteriori informazioni e aneddoti storici, Martina ci saluta e ci lascia all’esplorazione in autonomia del castello.

Varchiamo il portone e ci sembra di attraversare un portale del tempo e il fascino medievale esplode tra le viuzze interne del castello: tutto è costruito in pietra [edifici, vialetti, parapetti], bellissima e scura, e passare sotto questi archi è un’emozione. La viuzza si snoda su per la collina arrivando ad una piazzetta [Crown Square] da dove si può accedere allo Scottish National War Memorial, un monumento ai caduti della prima guerra mondiale, davvero imponente.
Sempre da qui si accede alla Sala Grande [dove, inizialmente, si riuniva il parlamento scozzese] e al Palazzo Reale, dove si trova l’esposizione dei gioielli della Corona Scozzese: la corona, lo scettro e la Pietra del Destino, sono i 3 pezzi principali, ma si possono ammirare anche altri oggetti preziosi appartenuti ai re scozzesi.

All’interno del castello non mancano i musei da visitare [National War Museum, Museum of Royal Scots and the Royal Regiment e Royal Scots Dragoon Guards Regimental Museum] oltre a tutto il resto da ammirare, come i panorami visti dalle mura e le prigioni.
E i cannoni!! I più famosi sono il One o’ Clock Gun, che spara un colpo [a salve eh!] all’una ogni giorno, tranne la domenica, il Venerdì Santo e il giorno di Natale, e il Mons Meg, il gigantesco cannone d’assedio del XV secolo che punta sulla città… ma fortunatamente non spara più da secoli!!

Approfittiamo del bar presente per una pausa pranzo veloce: un bagel al salmone, una bottiglietta d’acqua e via!

Nel cortile superiore, c’è l’edificio che più ci ha colpiti: è il più piccolo, il più semplice e il più antico [non solo del castello, ma di tutta Edimburgo!]. Si tratta della Cappella di Santa Margherita, una piccola cappella in stile romanico, del XII secolo. Dentro è semplice, spartana, e proprio per questo spiccano e saltano subito all’occhio le decoratissime vetrate colorate. Una vera chicca!

Un altro angolino inaspettato ma di forte impatto è il piccolo cimitero dei cani-soldato. Vale davvero una sosta e un pensiero commosso.

Usciamo dal castello un po’ controvoglia perché è proprio bello essere qui, ma è già pomeriggio e ora è tempo di dedicarsi alle frivolezze… un po’ di shopping ci vuole eh!

Ma prima, noi tre, ci buttiamo ed entriamo all Camera Obscura and World of Illusions… oh mamma che spasso!! Non dico altro perché è da provare!!!

Usciamo e raggiungiamo gli altri sul Royal Mile per prendere qualche souvenir…
Mirko mi vede, ad una bancarella, provare nel pollice un anello d’argento decorato con nodi celtici e mi dice “dai, te lo regalo io: anello di fidanzamento” 😁 Gli va grassa che ha una donna poco incline alle “spese folli” e se la cava con [ben] 12 pounds! Ci infiliamo in un negozio di oggetti vari e Mirko si invaghisce di una tazza col leone rampante… presa!

Becco la Melly che fa incetta di sciarpe in tartan, ma ho perso di vista la Rudy e gli altri due uomini… potrebbero essere davanti alla vetrina dello Scotch Whisky Experience Shop!

Gira e prilla [come diciamo a BO] si fa quasi ora di cena e, cellulare alla mano, cerchiamo qualche pub in cui possano entrare anche i bambini… eh sì perché, purtroppo o per fortuna, nei pub è solitamente vietato l’ingresso ai minor seppur accompagnati. Ma non c’è da disperare, perché ci sono comunque alcuni pub “children friendly” [con apposita licenza] così che ci sia per tutti la possibilità di godersi l’esperienza “pub”, che non può mancare!!

Naturalmente noi siamo super-fortunati e, in quei due o tre pub in cui ci affacciamo a chiedere se hanno posto, son tutti pieni! Decidiamo allora di incamminarci verso Stockbridge e cercare qualcosina lì, così da essere anche già vicini al B&B. Incappiamo nel Buffalo Grill, che non è tipicamente scozzese ma che ha posto e noi siamo affamati [😅] quindi va alla grande. Tra l’altro abbiamo anche mangiato bene e il gestore, simpaticissimo, ci fa assaggiare un whisky che è poi diventato il mio preferito: il Laphroaig Quarter Cask.

“Ice?” ci chiede il proprietario, indicando i bicchieri che sta riempiendo con questo liquido dorato. Gli diciamo di no, che va bene così com’è, e lui ci dice sorridendo e facendo l’occhiolino “very scottish!”.

E mentre Teddy si offre di sistemare le regolazioni della macchina del caffè, noi ci portiamo prima al naso e poi alle labbra il bicchiere di whisky… ma che profumo fa? Torba, ci spiega il proprietario, è uno dei molti whisky torbati prodotti in Scozia. Wow! Ora siamo ancora più curiosi di assaggiarlo, e non delude il sapore. Certo, il gusto torbato è molto particolare e credo che si possa dire “o lo ami o lo odi”… personalmente me ne sono innamorata alla follia!

Ringraziamo e salutiamo il nostro simpaticissimo ristoratore e andiamo verso il letto, commentando ancora questa nuova esperienza!
Come detto all’inizio del racconto, anche i gestori del B&B sono da ringraziare: hanno già prenotato per noi il taxi che domani mattina prestissimo, ahinoi, ci riporterà in aeroporto.

Questa notte credo farò fatica a dormire, un po’ per il dispiacere di sapere che sarà l’ultima e che questo mini-viaggio è stato troppo “mini”, e un po’ perché non riesco a smettere di ripercorrere con gli occhi della mente tutto ciò che ho visto.
Anche Diana vorrebbe restare di più, si vede dal faccino meno sorridente del solito.
Mentre le faccio due coccole prima di dormire, le ricordo una cosa: “Diana hai presente la statua del cagnolino? Quella a cui tutti noi abbiamo toccato il nasino? Ecco vedi, toccare il nasino mentre si esprime il desiderio di tornare fa sì che il desiderio si avveri! Anche tu hai espresso il desiderio, vedrai che si avvererà e torneremo qui, ok?” e mentre annuisce si addormenta.

Buonanotte piccola mia, buonanotte a tutti.

11 maggio 2015
Ahhh che giorno triste… giorno si fa per dire: son le 4 ed è buio pesto! Beh ci tocca: il trolley è fatto da ieri sera, ci dobbiamo solo svegliare [due schiaffi e via!😂] e prepararci, scendere e salire sul taxi.

Arrivati in aeroporto, facciamo il check-in ed entriamo nel magico mondo del duty-free. Negozietti di ogni genere ci attirano a dare uno sguardo: tartan ovunque, dall’abbigliamento all’oggettistica, poi una carrellata non indifferente di whisky… strano che io mi fermi lì, vero? Mi metto a cercare quel Laphroaig di ieri sera, mentre gli occhi scorrono altri nomi sconosciuti e non. Eccolo qui! “Mirkoooo lo prendiamo??” ma certo che sì! Mio!

Approfittiamo del bar per fare colazione e ci sediamo in attesa dell’apertura del gate.

Sembrerebbe la solita noia pre-partenza, ma noi non saremmo noi se non ci capitasse una sfiga! Durante l’attesa, mentre Diana gioca sulla sedia, tiro fuori tutti i documenti e le carte d’imbarco per un eccesso di scrupolo e mi metto a controllare una cosa alla volta con Mirko.

“Carte d’imbarco: la mia c’è, questa è la sua, questa è la tua… ok perfetto. Tieni” e le passo a Mirko che le mette tutte assieme dentro la mia borsa. “Poi, documenti: te la tua carta d’identità ce l’hai nel portafoglio e ok. La mia è qua assieme a quella di… oh c***o! Dov’è finita quella di Diana?! Era qua adesso!”

Panico. Presente il panico?! 😱

Io mi rimetto a controllare ogni tasca, borsa e trolley, e sembro una matta. Il buon Mirko prende e si fa tuuuutto il percorso a ritroso: sai mai che sia caduta e non ce ne siamo accorti [caduta da dove non si sa, ma a quel punto le provi tutte!]. Poi torna, bianco come un cencio, dicendo che non la trova. Sicché ci ritroviamo in piedi, in un silenzio atterrito che dura qualche interminabile secondo, quando nostra figlia si alza dalla sedia, prende qualcosa dalla tasca posteriore dei jeans, alza la mano verso di noi e dice “è questa?” e aveva in mano la sua carta d’identità.

Inutile dire che, con il grande istinto materno che mi contraddistingue, gliene ho dette di ogni!! 🤬
Poi l’adrenalina si scarica ed è meglio che mi sieda… E poi giù a ridere come dei pazzi!

È tempo. Il gate apre e dobbiamo andare.

Saliamo sull’aereo e ci sistemiamo. Ancora due chiacchiere con gli altri fino al decollo e poi mi prendo qualche minuto per guardare fuori dal finestrino mentre l’aereo si stacca da terra.

Non so cos’è, ma inizio a sentire un pizzicorino che mi inumidisce gli occhi.

È lui. È il mal di Scozia, mi sa. Sono ancora nello spazio aereo scozzese, ma sento già la nostalgia. Vorrei scendere, tornare indietro e restare ancora.

Nel giro di due minuti di orologio, penso già al prossimo viaggio perché so che voglio tornare, che devo tornare. Nessuno se ne accorge, ma mi asciugo rapidamente una guancia e torno a guardare Diana e a parlare con lei.

E intanto comprendo che un pezzo del mio cuore è rimasto a terra. È rimasto in Scozia.

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